L’autore parte dal concetto che il cristiano ha da sempre vissuto in mondo non cristiano, e da sempre ha reso testimonianza attorno al mistero di Cristo.
Anche noi come i cristiani dei primi secoli, ci confrontiamo con cristiani e non cristiani. Pensiamo alle varie circostanze che esigono di rendere attuale l’esperienza di Cristo. Anche i farmacisti cattolici, “stando sul bancone”, luogo privilegiato di testimonianza, sono provocati dalle diverse circostanze a rendere ragione della bellezza della fede (1Pt 3,15) in cui tutti siamo stati generati alla vita filiale (Rm 8,15ss).
Ma di cosa rendono testimonianza i cristiani? Gli Atti degli Apostoli, ci raccontano la questione in modo preciso: il re Agrippa spiega a Porcio Festo, magistrato romano: “Quelli che lo incolpavano (Paolo) gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo” At 25,18-19.
Qui la questione - sostiene con ragione Luganesi: i cristiani sostengono che l'uomo pur essendo morto è vivo. Ecco la radice dell’attualità del cristianesimo che diventa annuncio e risposta. Annuncio della resurrezione e risposta al bisogno di eternità che da sempre alberga nel cuore dell’uomo, credente o non credente che sia.
Il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l’esempio delle prime generazioni
cristiane è paradigmatico per quelle successive, compresa la nostra che deve imparare a vedersi come
generazione di primi cristiani. Una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la
condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. E ancora oggi non è
forse così? Diverse sono le persecuzioni a cui assistiamo ogni giorno, cruente o ideologiche.
Lungi dl chiudersi alla cultura per salvaguardare una qualche purezza, oppure assimilandosi ad essa, i
cristiani hanno sempre prodotto una straordinaria capacità di relazione basata sulla pratica del giudizio
(Krisis) e del retto uso (Chresis) dei suoi contenuti, divendo così una presenza significativa pur restando
ridotta nunericamente.
Per il cristiano l’Annuncio di Cristo è sempre novità: teologicamente perché la Sua presenza è attuale,
storicamente perche le circostanze pro-Vocano il cristiano a ri-Dire Cristo.
Scriveva Benedetto XVI: “Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento della storia sono uomini che attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può fare ritorno presso gli uomini” (Joseph Ratzinger, "L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture", Cantagalli 2005, 62-64).
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