Nell’orizzonte di una riflessione per uscire dalla crisi attuale, si è pensato di andare a vedere come si è affermato il cristianesimo nei primi secoli in un contesto avverso.
La sezione UCFI di Milano in tre incontri dall’inizio dell’anno sociale ha “sviscerato ” un libro del Prof L. Lugaresi, suggerito dal Dott Don Robero Valeri, “Vivere da cristiani in un mondo non cristiano” a cui hanno dato un contributo, in tre momenti distinti i colleghi Eugenia Crivelli, Piercarlo Villa e Maria Teresa Riccaboni.
Tutto ciò per mettere a fuoco la tematica della Testimonianza soprattutto in quella forma plastica che è il bancone della Farmacia che è quel luogo in cui ciascuno di noi, può rendere ragione della propria Speranza (1Pt 3), anche se il mondo vorrebbe che l’audacia dell’essere cristiani come nei primi secoli non ci fosse. La difficoltà oggi di poter testimoniare la Fede è legata al convincimento generale che vorrebbe relegare la nostra Fede a qualche cosa di intimistico, non manifestabile in pubblico, ma la nostra Fede è legata a un Fatto e questo Fatto è legato con l’agire, con il pensiero, con la progettualità e questo disturba tantissimo.
Nel primo incontro si sono trattati i primi capitoli che ricordano che i primi cristiani non erano nati come cristiani e erano cresciuti in un mondo in cui nessuno parlava di Cristo, erano isolati e in piccoli gruppi e però sapevano che in altre Città c’erano altri piccoli gruppi di cristiani con i quali non avevano contatti e le scritture erano in mano soltanto ai capi perché quasi nessuno sapeva leggere. Il mondo esterno ignorava i cristiani fino a che nel 64 dc la gente cominciava a odiare i Cristiani e li accusava di crimini contro l’umanità e così via fino al terzo secolo, senza che non ci fosse alcun proselitismo, ma al contrario i cristiani solo con la loro testimonianza continuavano a aumentare. Il compianto Papa Ratzinger da giovane scriveva che in futuro la Chiesa ritornerà a essere piccola e non si occuperà di politica, però sarà l’unica a dare la Speranza di vita oltre alla morte. I gruppi minoritari si possono compenetrare in tre modi o assimilarsi al pensiero comune ma alla lunga vengono assorbiti o non perdono la propria identità e accentuano le diversità isolandosi, o infine cercare di vivere integrandosi nel mondo pur non condividendo la mentalità del mondo. I Cristiani, gruppo minoritario nei primi secoli, hanno scelto la terza via e quindi sono rimasti nel mondo ma non sono del mondo (lettera a Diogneto) e si comportavano come lievito nella massa.
L’esercizio della Crisis che è il giudizio non distaccato ma con il coinvolgimento personale di chi giudica e poi della Kresis che è l’uso di ciò che la Crisis ha trovato di buono nella realtà, per applicarlo alla realtà, è un fattore che è determinante per la sopravvivenza e per la espansione di un gruppo minoritario di esigue dimensioni in una realtà sociale estranea e ostile. Molti esempi di tale esercizio Crisis e Kresis sono stati riportanti nel testo di Lugaresi, nell’ambito del diritto, della scuola, dell’economia e dello spettacolo.
Per quanto riguarda l’ambito nel campo della GIUSTIZIA ci sono ampie analogie con la situazione attuale in una società sempre più scristianizzata le leggi diventano sempre più incompatibili con il cristianesimo, sorda ostilità con il principio dell’obiezione di coscienza e la deriva di inviare al Giudice Penale la definizione giuridica di bene e di male. E questo prefigura la possibilità futura di essere perseguiti solo se ci si comporta da cristiani. Al di sopra della verità giuridica c’è sempre la Verità con la V maiuscola superiore nella primissima fase delle comunità cristiane. I rapporti con il sistema giuridico romano non sono particolarmente conflittuali come è dimostrato dall’esperienza di San Paolo che, arrestato varie volte fa leva sul diritto romano per liberarsi. Anche se, poi, a Corinzi, propone di dirimere le controversie tra cristiani a un arbitrato intra ecclesiale basato su criteri diversi della giustizia civile. Ai funzionari della giustizia romana interessava solamente il mantenimento dell’ordine pubblico e non era ispirato da un “odium fidei” e teso solamente a evitare conflitti.
Poi per quanto riguarda l’ambito della SCUOLA viene ricordato quanto Tertulliano aveva indicato evitando l’insegnamento che avrebbe obbligato a aderire a valori e credenze religiose non compatibili con il cristianesimo. Mentre lo studente poteva prendere solo gli insegnamenti tecnici delle materie scolastiche separandoli dalla loro matrice ideologica. Seguire la scuola era necessario ma con il tempo si rese necessario seguire un insegnamento interno e nel terzo secolo emersero figure elevate intellettualmente come Clemente Alessandrino e Origene. Nei primi secoli c’era tendenza a mantenere separata la scuola profana dalla catechesi.
Proseguendo nella disanima della ECONOMIA si osserva che la cura del mondo intesa come una buona amministrazione della casa comune è per il cristiano la sua vocazione primaria. Il Cristianesimo è di Dio che
ama il mondo e l’uomo da lui creati. Nell ’uomo tutto il creato diviene cosciente del rapporto costitutivo con Dio che lo fa esistere. Dio ama di un amore gratuito fino a incarnarsi nel Figlio, a morire e a risorgere per la salvezza degli uomini, dunque Dio ci tiene a noi e al mondo. Oggi si afferma l’antropocentrismo, l’uomo al centro di tutto in cui l’uomo arriva a porsi sullo stesso piano di Dio fino a chiedere conto a Dio del male nel mondo fino a porsi la domanda “dove era Dio a Auschwitz?” Recuperando il senso di Dio che si prende cura dell’uomo e del mondo si può apprezzare la parola di Economia come amministrazione della casa. Dio esercita continuamente un piano di azione salvifica e provvidenziale del mondo tramite interventi concreti e cioè una economia divina trinitaria nel suo intimo rapporto con la creazione. Il cristianesimo non è un culto ma esiste per supportare il mondo. Il concetto del non preoccuparsi di come mangeremo o di come vestiremo domani deve essere letto alla luce della potenza economica del Padre che provvede ai Figli e tale potenza traspare nei miracoli. I primi cristiani avevano ogni cosa in comune. I convertiti vendevano i beni e mettevano in comunione con i membri della comunità i ricavati delle vendite e non era il Comunismo di Marx. Si nota che in questo modello si parla solo di consumo e non di lavoro e di condivisione della ricchezza da spartire. Presto ci si rende conto che i presbiteri non possono evangelizzare e nel contempo gestire le mense e si decide pertanto di dividere gli incarichi in soggetti di pari dignità. Il compito principale degli Apostoli è quello di diffondere la Parola di Dio e curare le anime e quindi ci sono diaconati separati e di pari dignità. Superata la fase iniziale si evangelizza e si lavora contemporaneamente e anche si inculca il dovere dell’elemosina, il fatto di vendere e di mettere in compartecipazione viene poi sostituito dal dovere di fare l’elemosina. In particolare Paolo mette in risalto che chiunque ha il dovere di non pesare sugli altri e di lavorare mettendo a frutto le proprie capacità. Paolo stesso da l’esempio lavorando le tende e acconciando il cuoio e poi di attendere al suo ministero di evangelizzatore. Tuttavia chi deve predicare ha diritto al suo sostentamento. Con la prima colletta si mandano aiuti alla Giudea in preda a una carestia. Da quel momento la colletta diviene istituzionalizzata, nel fare ciò Paolo si era ispirato alla tassa del tempio di Gerusalemme con la differenza che la tassa del Tempio era destinata per le opere di culto del Tempio di Gerusalemme, mentre l’elemosina è destinata a sostenere i poveri: cambia la destinazione d’uso. Dare per i poveri significa collaborare con l’Economia di Dio che si fa povero per far ricchi gli uomini. Quindi l’economia cristiana trova i due pilastri nella carità e nel lavoro. All’inizio i romani si lamentavano per la riduzione degli incassi a causa della riduzione della rendita per la vendita delle carni per i sacrifici in quanto i cristiani si astenevano dal fare i sacrifici e per la diminuzione alla partecipazione agli spettacoli. Il cristiano che formula dei giudizi seleziona anche i consumi da fare. Il fatto ad esempio di non partecipare agli spettacoli perché erano indegni e immorali. A giudizio della società romana i cristiani pagavano regolarmente i tributi e si comportavano bene.
Infine per quanto riguarda la parte riguardante gli SPETTACOLI troviamo argomenti trattati da Tertulliano, Novanziano, Agostino e Giovanni Crisostomo. La Chiesa dai primi secoli ha condannato la partecipazione dei cristiani ai ludi chiedendo a loro di astenersi dai ludi. Per i Padri nei ludi non c’è niente da salvare o recuperare a un giusto uso cristiano come era stato fatto in altri ambiti come della Giustizia e della Scuola. Il cristiano deve astenersi a partecipare ai ludi per non essere contaminato. I ludi venivano svolti quasi ogni giorno nelle varie città dell’Impero romano e avevano una funzione sociale culturale e ideologica anche per tenere soggiogato il popolo della Roma imperiale. Ovviamente gli attori venivano considerati di secondo livello e di diversa provenienza e per partecipare ai ludi si doveva pagare e il pagare era una fonte di guadagno per l’Impero. San Basilio di Cesarea vede nella immoralità e nell’idolatria la condanna dei ludi e quindi sussiste un parallelismo tra la situazione di allora e quella di oggi con la televisione in casa e i social che non permettono di avere momenti di silenzio e trasmettono una molteplicità di idee spesso contrarie ai valori cristiani. I giochi ludici sono considerati come una realtà adulterata dal Nemico e non devono essere considerati come opera della creazione. Il cristianesimo non può venire a patti. L’attore per il cristiano è una persona, mentre per l’Impero romano gli attori erano degli inferiori. Nella postfazione di Mons. M. Camisasca si ricorda il tempo di oggi con tutte le sue contraddizioni. Sebbene i tempi di oggi siano molto diversi occorre fare una approfondita riflessione su molte cose per poter dire la nostra come cristiani su varie questioni di oggi. La lettura di questo testo serve a stimolare il cristiano di oggi a essere parte attiva nella Crisis e della Kresis per favorire sempre una nuova fondazione del cristianesimo nel tempo attuale.
Nessun commento:
Posta un commento